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Al giardino ancora non l'ho detto: Pia Pera giardiniera di speranza






“Bello, fare sesso tra emissari di regni diversi.” 


Per Pia Pera tra il bombo e il fiore. Io penso al mare che si incontra con l’orto, l’azzurro del cielo con il verde delle foglie e il giallo fiore di zucchino, la secchezza di agosto che chiama a sé l’autunno. 


“Sulle spighe fiori dalle grandi labbra, bianco sporco e color vino. Bombi, api, e altri insetti di cui non so il nome, alcuni nerissimi, c'entrano dentro metodicamente, un fiore dietro l'altro. A volte li vedo entrare, altre ne indovino la presenza da un fremito dei petali. Rapide incursioni predatorie. Bello, fare sesso tra emissari di regni diversi.”


Il ciclo della vita che si ripete grazie ad incontri fortuiti. E rende "liberi e nuovi" come le parole di questa bravissima scrittrice.


Ora capisco quello che ha scritto l'editore Luigi Spagnol introducendo il libro: parole così, una testo così poetico non sarebbe mai stato scritto se “una delle mie scrittrici preferite non si stesse trovando in condizioni di salute che non lasciano spazio alla speranza”.


Trovo tra le righe collegamenti tanto colti quanto inaspettatati come Gesù che si presenta a Maria Maddalena come un giardiniere, Emily Dickinson che non ha ancora detto al suo amato giardino della sua morte imminente, I haven't told my garden yet, che da titolo a una sua struggente poesia e pure a questo libro, la bellezza della cura, e ancora Leopardi nel suo Zibaldone quasi ridicolo quando paragona il giardino ad un ospedale.


"Il dolce miele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone, virtuose api senza indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage spietata di teneri fiorellini."


La scrittura come scoperta di una via per ritrovare la salute. Quando non ti puoi più muovere, Pia soffre di una malattia degenrativa al motoneurone, la cura dell’altro non è più possibile. E se hai basato la tua vita su questo, non importa chi sia questo altro, può essere un bambino, un amore o il giardino, allora anche sopravvivere diventa una scoperta, una scalata in cui la scrittura è l’unico punto di ancoraggio a disposizione.


Ma poi neanche più quella, neanche più il pensiero sono di supporto alla paura della morte. Solo l’anima resiste alla decadenza del corpo.


"Non preoccuparti delle foglie cadute per terra, tieni conto di quelle ancora attaccate ai rami. Che è quello che sto facendo: qualche foglia è rimasta, fonte non ancora oscurata di beatitudine."


Due vite di Emanuele Trevi premio strega 2021, in cui una delle due vite e proprio quella di questa meravigliosa scrittrice, lo leggerò, ma prima voglio leggere tutti i libri di Pia Pera (un nome un destino) e regalarli alle mie amiche e amici che amano il giardino. Magari incominciando da L’orto di un perdigiorno, lasciando per un attimo da parte il discorso della malattia e della morte, seppur inscindibile dalla vita.




Commenti

  1. Quella dell'orto è del giardino è una filosofia di vita bellissima ❤️

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  2. Non sto passando quello che passa questa protagonista, ma anche io so cosa vuol dire vivere attraverso la scrittura. In questo periodo tenere un diario mi sta aiutando a non impazzire

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