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Visualizzazione dei post con l'etichetta Marsilio

Katrine Enberg, La serie di Copenhagen

Un assassino ci deve essere per forza perché così ci si deve aspettare da personaggi di una trilogia di polizieschi intitolata “La serie di Copenaghen” come quella scritta da Katrine Enberg, di cui fanno parte nell'ordine: "Il guardiano dei coccodrill"i, "Ali di vetro" e l'ultimo, appena uscito, "Il porto degli uccelli". Abilmente nascosto tra potenziali assassini, quello giusto si svela alla fine come spontaneo prodotto di trame malate, soprattutto famigliari perché il disagio serpeggia anche nelle migliori famiglie, nelle faticose pieghe di quelle dei cattivi e di quelle dei buoni, in parti uguali. Così come in “Ali di Vetro”, di cui qui si vorrebbe dare un assaggio senza entrare nella storia, anche il filo rosso degli altri libri è la famiglia, nelle sue fragilità, disavventure e responsabilità dove la figura della madre ne fa le spese. In questo libro è ridotta a una sorta di topos da psicanalisi, nudo nella sua ovvietà. All’inizio la madre l

Agnes Ravatn, Il tribunale degli uccelli

Una ragazza, Allis, lascia un passato tormentato e si avventura in un’atmosfera da Barbablù nel fitto di una sorprendente natura norvegese che si sprigiona nella sua intensità a ridosso di un fiordo. Forse potrà stupire il lettore italiano l’idea di caldo torrido per l’estate norvegese, richiamata almeno due volte, nel giardino dove si immola Allis agli ordini del suo datore di lavoro. Un taciturno e cupo Bagge, che fa così di cognome, che le fa capire di voler vivere rinchiuso tutto il giorno nel suo studio in attesa di una fantomatica moglie musicista che prima o poi dovrà tornare: C’era qualcosa che non andava in tutto quanto: che una coppia di coniugi vivesse qui, senza automobili, senza curare il giardino. Lui chiuso nello studio tutto il giorno, la moglie assente. I compiti di Allis, che ci parla in prima persona, sono chiari: giardino e poi giardino, cucinare, mangiare separati e pulire casa. Ci si diletta così di giardinaggio, imparato in tutta fretta da un manuale trovato

Lasciami entrare, recensione al thriller nordico di Lindqvist

Nessun pericolo di anticipare l’inaspettato della trama. Copertina e quarta di copertina annunciano bene l’argomento: horror vampiresco. Questo anche se la serie dei tascabili Marsilio si intitola “giallosvezia”.  A chi non piacesse il genere tuttavia, la sorpresa c’è perché la dinamica fra i due protagonisti nasconde piani di lettura inattesi, che possono affiorare anche tempo dopo la lettura…È a questi che è interessante volgersi per una riflessione sui vampiri attorno a noi, quelli bulli, quelli con una violenza dentro che può risucchiare tutto all’intorno, levare dignità e energie soprattutto quando rivolta ai più deboli, quelli che non sanno proprio come difendersi perché di per sé portatori di deficienze fisiche da cui devono difendersi. Queste sono le forme di vampirismo che subisce il protagonista non-vampiro. E il vampiro? A sua volta vampirizzato dal suo stesso essere vampiro deve difendersi da se stesso. C’è da domandarsi come John Ajvide Lindqvist abbia potuto immedesim