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Affamata, di cosa? Melissa Broder e l'arbitrio cosmico




Un romanzo che ho divorato, perché lo stile è fresco, ironico e spiritoso. Inoltre ha tantissime stratificazioni e per rimanere in tema sembra una fetta di pane prima imburrata e poi ricoperta da spessi strati di marmellata o nutella, magari quella dietetica. Ma il pane, che è il nucleo centrale, e’ la relazione genitoriale madre-figlia. Una voragine, un grande vuoto, su cui si ergono una serie di disturbi a partire da quello alimentare.


“Quello che desideravo, da sempre e più di ogni altra cosa, era essere accolta in un abbraccio totale, l'abbraccio di una madre infinita, assoluta e divina. Volevo smarginarmi e fondermi con un'altra donna, tornare nel sacco amniotico e sciogliermi. Volevo un amore senza fondo, incondizionato, privo di ripercussioni.”


Come scrive nella sua nota la brillante traduttrice Chiara Manfrinato il libro e’ innanzitutto divertente e multisensoriale e tratta le tematiche del cibo, sesso e ebraismo e “mommy issues”. Su questo sono d’accordo anche se secondo me le percentuali (60%, 30%, 10%) sono un po’ diverse e il romanzo si divide più in due parti: nella prima parla dell’ossessione della protagonista per il cibo, nella seconda delle sue fantasie sessuali e anche delle sue imprese erotiche con la donna di cui si innamora, che paragona anche al golem restando appunto legata al sottofondo di una cultura ebraica. L’amore in ogni caso rappresenta una cesura nel racconto, la possibilità di salvezza, superiore a qualsiasi psicoterapia.


Affamata di cosa? Gli oggetti del desiderio/fame vengono descritti ampiamente e appunto in modo multisensoriale. L’autrice utilizza moltissimo l’olfatto e il gusto nelle sue metafore, cosa che ho trovato molto originale perché di solito sono spesso unicamente visive. Ma è anche un po’ tanto provocatoria e ridondante e dopo il centesimo rapporto erotico tra donne che racconta, ho pensato che bastasse il primo. Insomma troppa nutella zero sul pane, ma forse serve a depistare chi legge?


“Quell'arapamento somigliava all'appetito. Mi sentivo affamata, ma di cosa? Di cibo oppure di sesso? Forse di entrambi. Le recenti abbuffate sembravano aver risvegliato il mio desiderio sessuale. Ma cosa si era risvegliato di preciso? La mia fica o la mia anima? La mia anima mi faceva paura. E se fosse stata orrenda? Chi ha un'anima orrenda è tenuto ad assecondarla?”


Sull’importanza dell’educazione e del ruolo dei genitori, ancora oggi, in particolare sul tema di essere liberi di essere se stessi, l’autrice Melissa Broder lascia il seguente messaggio alle sue  lettrici e lettori:


“Ho scritto AFFAMATA per esplorare questi temi e per sondare i punti dove si intrecciano spiritualità, famiglia, cibo e desiderio nella mia vita. Ho sempre avuto la sensazione di essere giudicata da un onnipotente arbitro cosmico: ma in realtà era solo mia madre. I nostri genitori sono i nostri primi dei.

Ci indottrinano sul consumo, sul piacere e su ciò che è degno di merito. Noi non riusciamo facilmente a smantellare quella dottrina e il nostro rapporto con la fame, il corpo e il piacere rimane inscindibile dal nostro rapporto con il divino. E questo è ciò che ho voluto elaborare in AFFAMATA.”







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