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Accidenti cosa farei se succedesse a me? J. Gòmez-Jurado, Il paziente, Fazi Editore

Accidenti cosa farei se succedesse a me? Dall’inizio si segue con trepidazione questo giovane che si è fatto da solo che racconta così bene quanto sia difficile raggiungere le vette del proprio mestiere. Tanto più se si è chirurgo e si ha nelle mani la vita degli altri. Una specializzazione puntualissima che tocca le nostre paure ancestrali di umani fragili, tra neurologia e oncologia. Davvero le mani di un chirurgo possono essere d’oro e il fatto solo di sapere che esistono lenisce di per sé queste nostre paure. 




Cosa succede se la persona che ha nelle mani la nostra vita è ricattata? Cosa succede se questo ricatto è vile e ci attanaglia nei sentimenti più intimi e profondi?

Questa doppia prospettiva scaraventa letteralmente in un violento gioco di specchi il lettore, ora dalla parte del medico, ora del paziente. In questo caso un paziente eccellente, niente di meno che il presidente degli Stati Uniti d’America affetto da un tumore al cervello che inizia a manifestarsi in un’afasia, ormai difficile da nascondere.

È la First Lady che cerca il chirurgo in un momento in cui questi è già sotto ricatto. L’orribile individuo dal cinismo ben scolpito, come lo è il suo stesso aspetto, è un assassino che non esita a eliminare chiunque, anche per il solo fatto che possa aver sentito qualcosa di troppo passando casualmente. È in grado di sorvegliare tutto con telecamere, con marchingegni che possono in tempo reale far fuori con orribili sevizie la bambina orfana di madre che è la figlia del giovane chirurgo sotto ricatto che ha fatto rapire. 

“Se non uccidi il presidente mentre è sotto i ferri, tua figlia non la rivedrai”. Una formula così, declinata in vari modi a denti stretti, ritorna continuamente come un ritornello tra vittima e persecutore. 

Che fare? È proprio qui che fa perno tutta la storia, ovvero su come il giovane chirurgo si attacchi a tutto, elabori ogni frammento di possibilità di fuga rimasto intatto sotto le ceneri dell’orrore che lo strapotere dell’assassino sprigiona.    

Legami familiari a nervo scoperto tra il giovane medico e la cognata, sorella della moglie defunta, agente dell’FBI. Il riflettore trascorre continuamente ora sulla vicenda dell’uno ora sulla vicenda dell’altra.

“ 40:19:11. ‘Ho poco più di quaranta ore per trovarla’. Ci guardammo in silenzio. Non serviva rimarcare l’enormità dell’impresa. ‘È un margine di tempo ridicolo, Dave. Lo sarebbe anche per una squadra di agenti dell’FBI al completo con tutte le risorse del mondo a disposizione”. 

E quante volte la mancanza di queste risorse si fa sentire come se oltre a mancare nella loro fisicità mancassero nell’azione così come accade con un arto amputato di cui si sente ancora la presenza.

Questo per dire che l’autore ha in mano tutta la logistica dei fatti e delle azioni che sa trasmettere perfettamente al lettore.

Un libro della serie Darkside di Fazi Editore che attira in un vortice e un autore, J. Gòmez-Jurado, che conferma dopo la trilogia della Regina Rossa la piena appartenenza della Spagna alla geografia degli autori di thriller. 



di Giovanna Bagnasco 

  

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