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LE IMPERFETTE

"Pensò a tutte le bugie che gli aveva raccontato, bugie innocue che erano il tappeto di quell’educazione sentimentale che metteva a tacere i bambini, quasi non esistessero.  Non si era fermata a ragionare un solo istante, davanti a quegli occhi pervasi di malinconia, aveva inseguito i propri bisogni e desideri.  Non era stata attenta. Aveva la sensazione precisa di aver fuggito costantemente i propri figli, come se la giornata fosse un appuntamento continuo, tanto poi la sera le bastava saperli nei loro letti, al sicur o e addormentati, muti, senza richieste.” Già solo quella mezz’ora in più per finire di leggere il libro di Federica De Paolis, LE IMPERFETTE, sono stata sballottata dai miei figli che più mi vedevano presa dalla suspance finale del libro più cercavano la mia attenzione con le richieste più disparate.   Figuriamoci il resto.   Uno spostamento costante del centro della mia esistenza che non tornerà mai più ad essere mia, almeno non solo mia.    Se ti stai chiedendo c

DA QUALCHE PARTE STARO' FERMO AD ASPETTARE TE

Se non mi trovi subito non  scoraggiarti, Se non mi trovi in un posto cerca  in un altro, Da qualche parte starò fermo ad aspettare te. -  ll canto di me stesso , W. Whitman Avete presente quando una canzone vi entra in testa e non riuscite più a liberarvene? In tedesco si dice “ Ohrwurm ”, letteralmente: verme nell’orecchio. Non ho trovato in italiano un termine altrettanto calzante. Succede con la musica come con le persone. In quest’ultimo caso non è coinvolto solo l’udito. Ma tutto il corpo, e il pensiero involontariamente non fa che ritornare lì. Per quanto cerchi di scacciarlo via dalla testa, quasi fosse il ronzio di una mosca, il pensiero di quella persona continua a t ornare da te. Soprattutto quando anche questa stessa persona non fa altro che pensare a te. Cercando a sua volta di non farlo. Questo è quello che successe ai protagonisti del romanzo di Lorenza Stroppa, Giulia e Diego, dopo il loro incontro, per nulla casuale alla libreria Acqua Alta di Venezia.  Entra

LA CASA E IL MONDO

“Krishna, che Arjuna conosceva solo come auriga del carro possedeva un aspetto universale, che Arjuna un giorno riuscì a vedere. Quel giorno vide la Verità. Ecco, io ho visto il tuo aspetto universale nella mia patria. Il Gange e il Brahmaputra sono le catene d’oro che avvolgi intorno al tuo collo; nelle foreste che bordano le rive distanti, oltre le acque scure del fiume, ho visto le tue ciglia scure di kohl; nelle pieghe del tuo sari giocano luci e ombra come vento tra gli steli del grano; e il calore dell’estate che tramortisce il  cielo come un leone assetato nel deserto non altro che il tuo crudele splendore.” Quando un’opera scavalca i confini dello spazio e del tempo e giunge a noi in tutta la sua attualità dirompente, allora abbiamo davanti un’opera d’arte, allora stiamo leggendo un classico. Tanto più se ogni frase è in realtà poesia. Rabindranath Tagore, primo scrittore non europeo a ricevere il premio Nobel per la letteratura nel 1913, ci ha lascia