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TU CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI: INTERVISTA A EDOARDO VIGNA

Per la serie “intervista con l’autore” oggi ho l’onore di presentarvi Edoardo Vigna.
Cosa vi posso dire .. il suo curriculum è incredibile, è giornalista per il Corriere della sera, dove cura l’inserto Pianeta 2020 dedicato alla sostenibilità e ha una rubrica di politica estera sul supplemento 7 dal titolo “Leadership”. È autore di “Europa. la meglio gioventù” per Neri Pozza. 

Io l’ho conosciuto grazie al suo meraviglioso albo illustrato per bambini “Emozioni raccontate da orsi, rondini e farfalle” per Edizioni Nord-Sud e per il suo contributo green.

Ecco a voi le sue risposte ad alcune delle mie domande (ne avrei fatte mille, ma mi trattengo!):


come è nato il tuo interesse per gli albi illustrati, tanto da scriverne uno? 

«È una passione che ho avuto fin da bambino. Ne ho letti tantissimi, fin dai primi volumi di Richard Scarry. E ho sempre pensato che fossero fondamentali nella formazione dei piccoli. L’idea di farne uno l’ho avuta, poi, da quando sono nate le mie figlie – ormai adolescenti. Seguendone la crescita, osservando il modo in cui apprendevano, ho desiderato mettere nero su bianco le mie riflessioni in forma di favola. Quando sono riuscito a convincere mia moglie, che è una decoratrice e un’illustratrice, che non avremmo litigato a lavorare insieme al progetto, il libro è nato». 

in questo libro unisci l’amore e il rispetto per il nostro pianeta all’importanza dei sentimenti e delle emozioni. Pensi che le due cose siano collegate?

«Penso che siano assolutamente intrecciate. Noi percepiamo il mondo intorno a noi attraverso il modo in cui impariamo a provare emozioni, crescendo sviluppiamo attenzione e cura per alcune cose e non per altre. È importantissimo che i bambini comincino subito ad avere percezione dei problemi legati alla sostenibilità del nostro pianeta. Ne va della nostra sopravvivenza. Come dimostra la battaglia avviata da Greta Thunberg, poi forse molti ragazzi ci arrivano riflettendo da soli. Ma se nasce come dialogo genitori-figli fin da quando sono più piccoli, ecco un punto di dialogo che non si perderà mai».

Quanto è importante secondo te che i bambini conoscano le emozioni? Pensi che in ogni emozione anche la più negativa ci sia sempre un aspetto positivo che aiuta a crescere?

«È fondamentale, è la ragione per cui ho scritto questo libro. I bambini, ma anche gli adulti, devono capire che cosa succede dentro di loro per non esserne spaventati, per poter gestire le onde di sensazioni che arrivano. Se non sanno che cosa è l’invidia o la rabbia o l’umiliazione, ne saranno sempre prigionieri, penseranno sempre di non essere all’altezza di ciò che provano. Invece già avere semplicemente conoscenza di cosa sono queste emozioni, da dove arrivano, e che tutti, ma proprio tutti, le provano, disinnesca il loro potenziale distruttivo. E ciò vale soprattutto per le emozioni negative, che sono quelle più difficili da gestire, e che in fondo non sempre hanno solo il lato “nero”: penso a un’emozione spesso disprezzata come la noia, che invece è la dimensione attraverso la quale i bambini passano del tempo a conoscere meglio se stessi. Così racconta la mia marmotta! Ma vale anche per emozioni positive come la fiducia in se stessi, che però è fatta anche di sfiducia: io ho mostrato le due facce della stessa medaglia attraverso due amici pappagalli, Pedro e Manolo. In ogni caso, per capire che cosa è il nero occorre conoscere anche gli altri colori: le emozioni negative danno il termine di paragone necessario anche a quelle positive».

Secondo te il linguaggio simbolico e metaforico arriva meglio ai bambini?

«Io credo di sì, penso che trasferire una storia che rappresenta la timidezza, la gelosia o la competitività su una figura neutra come un animale permette meglio di guardare dentro di sé guardando fuori di sé, a un soggetto diverso. Quando si viene bullizzati, si ha paura di riconoscere anche con sé stessi ciò che accade. Io ho trasferito la storia di un’umiliazione dentro il mare, fra testuggini, meduse, pesci palla e gamberi: il loro disagio, così come le soluzioni che trovano, molto semplici da trasferire nella nostra realtà, rende tutto più comprensibile ma al tempo stesso coinvolge meno i bambini, che comunque ascoltano una storia. Ma vorrei aggiungere che le metafore sono molto utili anche a noi adulti per capire una realtà che non sempre mostra in modo evidente il senso delle cose che accadono». 

Quanto sono importanti le illustrazioni?

«Fondamentali. E io amo molto quelle fatte da Manuela Martinoli, che come dicevo è anche mia moglie, non solo perché l’ho sposata, ma perché unisce il rigore dell’incisore, che è la sua prima formazione, con l’evocazione stimolata dai colori. Riesce così, con queste tavole in parte in bianco e nero e in parte a colori, a mettere in evidenza il cuore delle cose, lasciando poi liberi i bambini di immaginare e colorare con la propria fantasia – ma so che ci sono bambini che colorano il libro stesso, materialmente – il resto delle emozioni».

Il tuo albo ha chiaramente uno scopo pedagogico, e parli in prima istanza ai genitori. Ti basi su qualche teoria o autore in particolare? 

«In realtà no. Al giornale mi sono occupato di tutto, dalla politica internazionale a centinaia di interviste a persone di ogni tipo, dalla grande popstar allo scrittore Nobel per la letteratura. Ho molto riflettuto sull’umano che incontravo, conoscere e osservare le persone è forse il regalo più grande che mi ha dato la mia professione. Ho fatto lo stesso con le mie figlie, e mentre ero con loro, l’ho fatto su di me, su ciò che facevo come genitore, sulle cose che non capivo, sulle scelte che si rivelavano errori per la loro crescita. Così ho cercato, creando le favole, alcune delle quali le ho proprio costruite con loro, di indicare ai genitori che tentano come me di fare del proprio meglio, ciò che ho capito. Grazie all’editore, che mi ha molto aiutato, ho messo a fuoco anche alcuni consigli, inseriti in una scheda per le mamme, e naturalmente soprattutto per i papà (che ne hanno più bisogno), alla fine di ogni favola. Spero sia utile per raccontarle meglio e per riflettere sul mestiere più difficile del mondo». 








Commenti

  1. Mi è piaciuta tantissimo questa intervista!

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  2. Che bella intervista e sembra molto bello anche il libro! Vorrei proprio regalarlo ai miei nipotini!
    -Emilia-

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  3. Complimenti come sempre per le bellissime interviste 😍👍 mitica

    RispondiElimina

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