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La ragazza dei colori, intervista a Cristina Caboni

Ho letto con molta emozione l’ultimo libro di Cristina Caboni, La ragazza dei colori , che fa riferimento a Nonantola e alle vicende dei ragazzi di Villa Emma. La vita della protagonista Stella, si intreccia con quella di un intero paese che ha accolto, nascosto, protetto e salvato centinaia di bambini ebrei durante la Seconda guerra mondiale, sottraendoli alle persecuzioni nazifasciste. Di seguito vi propongo un’intervista a questa bravissima autrice, che con la sua penna è come se dipingesse sulla tela emozioni fatte di colori. 1. Come è nato questo libro? Tra tutti i miei romanzi la ragazza dei colori è quello con la genesi più complessa e particolare. Infatti mi ha distolto da un altro romanzo che stavo scrivendo. Mentre facevo gli approfondimenti dell’altro romanzo mi sono imbattuta in Nonantola. Sono stata travolta da questa comunità coraggiosa, altruista e affascinante. Dopo aver scoperto la loro storia sono rimasta senza fiato. Tutto è cambiato e io ho saputo che i bambini di V

Sembrava bellezza, e forse lo era

Bam, bam, bam quando un libro bussa prepotentemente alle porte dell’inconscio collettivo. E parlando di se’ la scrittrice parla anche di te, o almeno di me.  Questo perché esiste una ragazza trasversale. Un’idea di ragazza che abbiamo rappresentato tutte.  L’esclusa, brutta, deforme, grassa, cattiva, lesa, quella facile (e non peggio: la puttana). L'eterna adolescente. E sono una che non ama le autobiografie, ma in questo caso (a parte il fatto che questo libro mi ha chiamata insistentemente) sono costretta a ricredermi. Anche perché, forse, non lo è. Semplicemente perchè non può esistere una storia personale, di una sola donna, che non appartenga in qualche modo anche alle altre. Quindi continua fusione tra l'Io e il Tu. Il sospetto che l'Io sia migliore del Tu. Sospetto evidentemente infondato, così come la sottile differenza tra intelligenza e stupidità, bene e male, vero e falso. Vanificazione di ogni dualismo. Quando e’ che l’intelligenza diventa cattiveria, secondo v