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Visualizzazione dei post con l'etichetta Femminile

LE DONNE DI DRACULA E IL MITO DEL SANGUE

“Non ho saputo resistere alla tentazione di prendermi un po' gioco di lui, suppongo sia un avanzo di sapore della mela originale che ancora ci portiamo in bocca, così gli ho offerto il mio diario stenografato.” Un classico senza tempo che, al di là del successo mediatico che dalla sua prima stesura nel 1897 l’ha visto protagonista di infiniti retelling prima in campo letterario e poi in campo cinematografico, resta per sempre la pietra miliare del romanzo gotico.   Una lettura che mi ha raggelato, entusiasmato,  incantato, ma anche lasciato con qualche domanda esistenziale relativa al rapporto di Bram Stoker con le donne. Domande, che devo dire questa volta sono state alimentate e in parte anche risposte dalla sapiente curatela di Franco Pezzini di questa meravigliosa edizione illustrata. Prima di addentrarmi nel tema del femminile  in “ Dracula ”, volevo fare una piccola precisazione. Uno degli aspetti su cui si concentra il curatore è proprio il fatto che i numerosi retelling

STORIE DI DONNE MITOLOGICHE PER BAMBINE MITICHE

  “ Le Muse erano figlie del re degli dei, Zeus, e di Mnemosine, la memoria. Erano le dee protettrici delle arti e della scienza, ma anche di ogni altra attività intellettuale. Il loro più grosso potere era di ispirare il canto e la poesia." Magari per una bimba non è proprio immediato immedesimarsi in una divinità greca. Dalla bellissima Afrodite, alla temibile Artemide e ancora la vendicativa Era. Almeno secondo una certa letteratura secondaria, mi riferisco qui al Mondo Incantato di Bruno Bettelheim, le divinità restano miraggi irraggiungibili per noi esseri mortali.  Tuttavia, se dagli psicologi junghiani abbiamo appreso l’idea che le divinità in senso lato - intese come simboli e immagini attraverso cui ci parlano i miti - rappresentano archetipi esistenziali della nostra psiche, allora possiamo ridimensionarle e trovarle addirittura negli aspetti del nostro modo di essere quotidiano. Non a caso i miti sono presenti in tutte le culture, non a caso vengono riassorbiti ne

INTERVISTA A ENRICO DE LUCA SU "PAPA' GAMBALUNGA" E "CARO NEMICO" DI JEAN WEBSTER

Nel 1912 Jean Webster scrive PAPA' GAMBALUNGA,  e pochi anni dopo il suo spin-off CARO NEMICO . Entrambi i romanzi sono prevalentemente rivolti ad un pubblico femminile. Con uno stile schietto e ironico, molto semplice, capace però di toccare temi profondi. Ad esempio, mi ha colpito che in entrambi i romanzi - l’autrice così impegnata nella difesa dei diritti della donna innanzitutto a livello molto concreto e pragmatico per il diritto di voto e quindi per essere cittadina e non solo persona - , porti avanti un tema fondamentale per la parità di genere nelle relazioni di coppia. “Ho quasi ceduto; se non fosse stato così dispotico, forse avrei completamente ceduto! Posso essere persuasa passo dopo passo, ma non sarò costretta. Ha detto che sono una bambina sciocca, incosciente, irrazionale, lunatica, idiota, testarda ( questi sono alcuni dei suoi ingiuriosi aggettivi; gli altri mi sono sfuggiti) e che non sapevo cosa fosse giusto per me.” - Papà Gambalunga “Siete ancora offeso perc

ONDINE

“Allora sappi che sono uno spirito delle acque, uno di quei personaggi che popolano i racconti fantastici che tanto spaventano i bambini. Sono nata senza coscienza e senza rimorsi. Da sempre, dacché io ricordi, desidero avere un’anima. Ora, un’antica leggenda dice che se una creatura delle acque riesce a far innamorare un uomo, in cambio riceve un’anima umana.” Questa volta non si tratta di mitologia greca, sebbene essa pulluli di ninfe acquatiche innamorate di esseri umani e a loro volta amate tanto da uomini e da donne quanto da dei, eroi o semidei.  ONDINE, la protagonista di questo magico albo illustrato da Benjamin Lacombe è una divinità dell’acqua, che richiama una leggenda appartenente al mondo nordico: quello dei cavalieri, dei mari in tempesta e dei castelli arroccati. Quello che hanno in comune le diverse rappresentazioni delle creature acquatiche appartenenti al paganesimo rispetto alla concezione del trascendente presente nella religione monoteista cristiana è il signi

MY MISSION: DESTROY GILEAD THROUGH KINDNESS AND SISTERHOOD

  IL RACCONTO DELL’ANCELLA “Guardo in basso, sul marciapiede, attratta dai piedi delle donne. Una indossa sandali aperti in punta, ha le unghie dipinte di rosso. Ricordo l’odore dello smalto, che si arricciava quando ci si dava la seconda mano troppo presto, la pressione del collant liscio aderente sulla pelle, la sensazione delle dita dei piedi spinte verso l’apertura dei sandali da tutto il peso del corpo. La donna con le unghie smaltate si appoggia prima su un piede poi sull’altro. Vorrei mettere quei sandali, me li sento addosso. L’odore dello smalto delle unghie mi ha dato una nuova sensazione di avidità.” (cit. con 1 modifica) Durante tutta la lettura del libro mi son sentita come se stessi giocando al gioco “maschi contro femmine” con i miei compagnetti delle elementari. In pratica ci si divideva in due squadre una di soli bambini e una di sole bambine e ci si rincorreva per il cortile della scuola durante la ricreazione. Da piccola ero un maschiaccio, pensavo che un masch

LE IMPERFETTE

"Pensò a tutte le bugie che gli aveva raccontato, bugie innocue che erano il tappeto di quell’educazione sentimentale che metteva a tacere i bambini, quasi non esistessero.  Non si era fermata a ragionare un solo istante, davanti a quegli occhi pervasi di malinconia, aveva inseguito i propri bisogni e desideri.  Non era stata attenta. Aveva la sensazione precisa di aver fuggito costantemente i propri figli, come se la giornata fosse un appuntamento continuo, tanto poi la sera le bastava saperli nei loro letti, al sicur o e addormentati, muti, senza richieste.” Già solo quella mezz’ora in più per finire di leggere il libro di Federica De Paolis, LE IMPERFETTE, sono stata sballottata dai miei figli che più mi vedevano presa dalla suspance finale del libro più cercavano la mia attenzione con le richieste più disparate.   Figuriamoci il resto.   Uno spostamento costante del centro della mia esistenza che non tornerà mai più ad essere mia, almeno non solo mia.    Se ti stai chiedendo c

DA QUALCHE PARTE STARO' FERMO AD ASPETTARE TE

Se non mi trovi subito non  scoraggiarti, Se non mi trovi in un posto cerca  in un altro, Da qualche parte starò fermo ad aspettare te. -  ll canto di me stesso , W. Whitman Avete presente quando una canzone vi entra in testa e non riuscite più a liberarvene? In tedesco si dice “ Ohrwurm ”, letteralmente: verme nell’orecchio. Non ho trovato in italiano un termine altrettanto calzante. Succede con la musica come con le persone. In quest’ultimo caso non è coinvolto solo l’udito. Ma tutto il corpo, e il pensiero involontariamente non fa che ritornare lì. Per quanto cerchi di scacciarlo via dalla testa, quasi fosse il ronzio di una mosca, il pensiero di quella persona continua a t ornare da te. Soprattutto quando anche questa stessa persona non fa altro che pensare a te. Cercando a sua volta di non farlo. Questo è quello che successe ai protagonisti del romanzo di Lorenza Stroppa, Giulia e Diego, dopo il loro incontro, per nulla casuale alla libreria Acqua Alta di Venezia.  Entra

LA CASA E IL MONDO

“Krishna, che Arjuna conosceva solo come auriga del carro possedeva un aspetto universale, che Arjuna un giorno riuscì a vedere. Quel giorno vide la Verità. Ecco, io ho visto il tuo aspetto universale nella mia patria. Il Gange e il Brahmaputra sono le catene d’oro che avvolgi intorno al tuo collo; nelle foreste che bordano le rive distanti, oltre le acque scure del fiume, ho visto le tue ciglia scure di kohl; nelle pieghe del tuo sari giocano luci e ombra come vento tra gli steli del grano; e il calore dell’estate che tramortisce il  cielo come un leone assetato nel deserto non altro che il tuo crudele splendore.” Quando un’opera scavalca i confini dello spazio e del tempo e giunge a noi in tutta la sua attualità dirompente, allora abbiamo davanti un’opera d’arte, allora stiamo leggendo un classico. Tanto più se ogni frase è in realtà poesia. Rabindranath Tagore, primo scrittore non europeo a ricevere il premio Nobel per la letteratura nel 1913, ci ha lascia