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London Blood, recensione e intervista all'autrice

Quando l’autrice mi ha contattato per chiedermi di leggere il suo libro,  London Blood , mi ha detto che si trattava di un thriller, il cui tema principale era quello della genitorialità. Ovviamente mi ha subito incuriosito. Adesso devo dire che tra tutti i temi che tratta, c’è sì quello del rapporto genitori-figli soprattutto in adolescenza, ma anche il tema che ultimamente mi affascina di più, vale a dire quello del lato oscuro del femminile.   La protagonista, Gillian, non è semplicemente una ragazza in conflitto con il proprio padre, ma è anche Litio. Nel senso che dentro Gillian-Litio c’è questa presenza oscura, una sorta di voce  della coscienza, acquattata e nascosta dentro di lei e sempre pronta a prendere il controllo.  “Perché Litio?” “Litio esprime i pensieri di Gillian senza il filtro delle convenzioni sociali e senza preoccuparsi delle conseguenze, dato che è confinata nella testa di Gillian. Altre volte, Litio esprime le paure, il senso di inferiorità e inadeguatezza

Kitsch, intervista a Daniela Iride Murgia

Tra le prime domande che ho fatto a Daniela Iride Murgia, autrice e stranamente non anche illustratrice per questo particolare albo illustrato dalla copertina fucsia, vi è stata quella relativa a Gillo Dorfles, che ha concettualizzato a livello sociologico il kitsch appunto. Inizio quindi da qui a riportarvi le mie domande all'autrica che sono anche mie riflessioni. Consiglio questo albo a tutti perchè  di una profondità disarmante, "quella di chi ha molto vissuto e si concede la leggerezza assennata." Intervista a Daniela Iride Murgia Poiché nel libro si parla di un anziano signore con gli occhiali e la dedica e’ riservata a tutti i bambini che si chiamano Gillo, ma non solo, vorrei chiederti se si tratta proprio di Gillo Dorfles. No, non si tratta di Gillo Dorfles, ma l'osservazione solerte che c'è dietro la domanda mi solletica. Sotto traccia il mio pensiero è corso sicuramente più volte allo storico dell'arte. Comunque quell’uomo anziano, rappresen

Nonostante de Beauvoir

Che la donna non sia la Grande Madre da venerare, ne’ un non-essere o essere inferiore rispetto all’uomo lo aveva scritto già Simone de Beauvoir nel Secondo sesso , 1949. Anzi, ha aggiunto con veemenza che la donna è un essere sessuato, criticando le leggi repressive in materia di contraccezione e aborto, il matrimonio borghese, l’alienazione sessuale, economica e politica. “Essere donna non è un dato naturale, ma il risultato di una storia. Non c'è un destino biologico e psicologico che definisce la donna in quanto tale. Tale destino è la conseguenza della storia della civiltà, e per ogni donna la storia della sua vita.” Con  Il secondo sesso , la vulva fa dunque il suo primo ingresso in filosofia.  Stiamo continuando a ribadire questo concetto, in altre parole l'importanza della sessualità femminile, o c’è qualcosa di nuovo in opere come Pussypedia e Contropelo? Che adesso si possa dire esplicitamente f*ga (eng. pussy) senza essere bannati dal Vaticano, come appunto suc

Tove Ditlevsen, Infanzia

Tove Ditlevsen è una scrittrice e poetessa danese straordinaria. Sebbene sia ancora più ironicamente straordinario il fatto che sia stata tradotta solo oggi in italiano, grazie a Alessandro Storti per Fazi editore. Il migliore libro letto quest’anno senza dubbio, tanto che aspetto con trepidazione i prossimi due libri della sua trilogia di Copenhagen, dopo Infanzia , Gioventù , Dipendenza . Sono libri brevi, ma taglienti come lame. Una lettura con un retrogusto amaro come lascia intendere il seguito della sua opera come della sua vita, dipendenza poi suicidio. Eppure la salvezza c’è sin dall'infanzia ed e’ l’unica possibile, quella delle parole. Della poesia, la prima scritta all’età di dieci anni.  “Anche se i miei versi non piacciono a nessuno, non posso fare a meno di scriverli, perché leniscono il patimento e gli aneliti del cuore.” La salvezza è una luce impalpabile che non è quella della speranza, ma dell’interiorità dell’artista, la cui sensibilità è così profonda quanto est

L'enciclopedia degli amici immaginari, intervista a Bimba Landmann

Con i bambini ho letto ripetute volte l'albo illustrato L'enciclopedia degli amici immaginari di Bimba Landmann pubblicato da Camelozampa. E' un albo davvero particolare e io mi sono interessata e devo dire che mi ha proprio chiamata come spesso succede con i libri, proprio perchè Bianca - la mia figlia più piccola di tre anni - ha più amici immaginari e spesso le conversazioni con sua sorella Dafne e suo fratello Leone vertono intorno a questo tema. Allora ci ritroviamo a tavola e  mi accorgo che stiamo tutti parlando dei nostri amici immaginari.  L'idea geniale di Bimba Landmann è stata non solo quella di scriverci un libro, ma di renderli proprio simbolo del processo creativo non solo dei bambini, ma in generale dell'arte. Quindi oltre al libro, potrete visitare grazie a lei anche un Museo degli amici immaginari, ma leggete l'intervista per scoprirne di più.  1.  Come è nata l’idea di un’enciclopedia  degli amici immaginari? Avevo avuto l'embrione di q

Intervista a Manuela Santoni, autrice di La lettera perduta

Appena ho finito di leggere la bellissima graphic novel di Manuela, le ho scritto per chiederle se la  La lettera perduta  è ispirata ad una storia vera, perché ha il sapore dei racconti di un tempo, che    personalmente ho la fortuna di poter ascoltare ancora oggi dalla testimonianza diretta della mia amata nonna quando mi parla della fitta corrispondenza che intratteneva col nonno ai tempi della guerra. Da questa domanda, che è la prima che vi riporto nasce questa intervista.   1. Puoi presentarti e dirci qualcosa di te e sulla tua passione per il disegno? Fin da piccola mi è sempre piaciuto disegnare. Ero molto timida, forse perché praticamente vivevo (e vivo) in campagna, il disegno mi faceva compagnia. Ho cominciato la mia carriera nel 2015 con libri di illustrazione per ragazzi, per poi due anni dopo, pubblicare il mio primo libro da autrice. Ho realizzato bene tre libri dedicati alla letteratura Inglese (Jane Austen, Le sorelle Bronte, Mary Shelley), ma dopo questa trilogia, ero