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Visualizzazione dei post con l'etichetta Libri per adulti

"Io sono la mela. Una storia di Saffo", recensione con intervista all'autrice Beatrice Masini

Io sono la mela. Una storia di Saffo non è un libro nel senso proprio del termine, piuttosto è un prezioso taccuino che emana poesia da tutte le porosità della speciale carta naturale, materica , di cui è fatto. Un volume quindi da assaporare con tutti e cinque i sensi, dal tatto alla vista, perché aprendolo e sfogliandolo non si può non venire travolti dalla sua consistenza, dal suo odore. Profuma di buono, incanta la vista con le illustrazioni della pluripremiata artista Pia Valentinis, e soddisfa anche l’udito perché la poesia è musica. Quando si parla di poesia nell’antica Grecia, viene subito in mente la poesia accompagnata dalla lyra , antico strumento greco associato al culto di Apollo, inseparabile dal canto del poeta. E’ proprio questo nesso inscindibile tra suono e parola, che ha dato luogo all’espressione “poesia lirica”. In Saffo (Σαπφώ) , tale legame lirico tra musica e poesia diviene ancora più forte.  Di quel poco che si sa di colei che viene definita la prima p

Sembrava bellezza, e forse lo era

Bam, bam, bam quando un libro bussa prepotentemente alle porte dell’inconscio collettivo. E parlando di se’ la scrittrice parla anche di te, o almeno di me.  Questo perché esiste una ragazza trasversale. Un’idea di ragazza che abbiamo rappresentato tutte.  L’esclusa, brutta, deforme, grassa, cattiva, lesa, quella facile (e non peggio: la puttana). L'eterna adolescente. E sono una che non ama le autobiografie, ma in questo caso (a parte il fatto che questo libro mi ha chiamata insistentemente) sono costretta a ricredermi. Anche perché, forse, non lo è. Semplicemente perchè non può esistere una storia personale, di una sola donna, che non appartenga in qualche modo anche alle altre. Quindi continua fusione tra l'Io e il Tu. Il sospetto che l'Io sia migliore del Tu. Sospetto evidentemente infondato, così come la sottile differenza tra intelligenza e stupidità, bene e male, vero e falso. Vanificazione di ogni dualismo. Quando e’ che l’intelligenza diventa cattiveria, secondo v

L’estate che ho dentro, con intervista all'autrice Viviana Maccarini

Team mummia o zombie? Tranquilli, non si tratta di un libro horror, ma L'estate che ho dentro è un romanzo di formazione, uno young adoult, in cui la protagonista ha il volto bendato.  Nina ha 16 anni e ha subito un grave incidente in motorino, che le ha provocato gravi lesioni in viso. Tuttavia, l’autrice non ci lascia molte indicazioni sul suo aspetto, anche prima dell’incidente. Lei viene innanzitutto descritta come “normale”. In realtà vede se stessa nel riflesso del volto della propria madre che è bellissima e di cui lei è un po’ invidiosa, gelosa. Ovviamente la madre non lo sa, o non vuole saperlo. In realtà è un personaggio innocuo, ne’ buono ne’ cattivo genitore.  Il vero riferimento qui però e’ il padre. Devi scendere a patti col padre quando hai perso tutto, e non riconosci te stessa, il tuo volto, devi ricordarti del volto del padre. Recupero di un rapporto mai avuto col padre artista, cileno, che vive in un camper. Un’estate di avventura, nuove amicizie, nuove

L'amore im-perfetto, recensione e con intervista all'autrice Nunzia Volpe

Non fatevi ingannare dalla foto romantica e piena d’amore, perché  questo libro  e’ un pugno allo stomaco. Di vero ci sono solo le spine, E la crepa sul muro. Immaginatevi la crepa che continua ad avanzare, estendendosi su tutto il muro, come  la violenza domestica, o meglio la violenza assistita. La violenza subita da una bambina che assiste alla disintegrazione fisica e psichica della propria madre. E tutto va in frantumi. Il libro l’ho letto tutto d’un fiato perché è scritto in maniera molto scorrevole, ho pianto, mi sono arrabbiata, sul finale ho fatto fatica a continuare, perché non sono riuscita a trovare salvezza per i personaggi coinvolti. Tantomeno per la protagonista, Sofia. Certo, libri come questo sono importanti, così come è importante parlarne, superare la barriera d'omertà che avvolge queste tematiche delicate, ma forse, per quanto mi riguarda preferisco quando vengono trattate in maniera simbolica. E soprattutto quando vi è redenzione e tali libri hanno funzione cat

Ipazia, il seme del dubbio

  Alessandria d’Egitto 415 d. C. Due forze che si scontrano: politeismo e monoteismo o meglio gli “elleni" - conosciuti in senso dispregiativo come pagani - e i cristiani. Anzi , ancora meglio, inizio con l’imperatore Teodosio dell’unificazione dell’Impero romano sotto il credo cristiano. Fine del politeismo, fine della libertà di culto, distruzione di antichi templi, statue, oggetti sacri con l’accusa di falsi idoli. Idolatria, iconoclastia. Religioni che un tempo potevano convivere pacificamente, ellenismo, cristianesimo, ebraismo, ora non lo possono più. L’Impero romano si sgretola sotto la pressione esterna dei popoli barbari. Solo la religione può tenere unito il popolo, solo la paura nei confronti di un nemico comune. Ipazia, scienziata e filosofa neoplatonica, non si schiera con l’una o l’altra religione, ma con la libertà dì’’espressione che è poi anche libertà di culto. Solo così si può sconfiggere la paura: attraverso la conoscenza della realtà che ci circonda.

Belle di papà

Oggi vi presento due libri molto interessanti della casa editrce Blackie Edizioni . Bella di papà Perché qualsiasi cosa orribile, qualsiasi stereotipo assurdo la società voglia far passare per normale, esiste la possibilità di trovare quelle risorse per capire che non vada bene.   Solo per dire che a dispetto di Freud e del complesso di Edipo o di Elettra, la responsabilità va vista nell’atteggiamento dei nostri padri. Non tanto in un’inconscia attrazione sessuale infantile verso il genitore di sesso (attenzione!) opposto. Che peraltro - aggiungo io - viene visto dalla stessa società che avvalla tali stereotipi come qualcosa di assolutamente normale ed inevitabile: un rito di passaggio da sublimare. In questo saggio romanzato Katherine Angel smonta, stereotipo dopo stereotipo, il patriarcato incentrato sula figura del padre padrone, padre geloso, padre sessuato. Quel tipo di padre che è comunque accettato dalla società nonostante l’evidente aberrazione. In altre parole, l’autrice anali

Una felicità semplice

  Chi sono i nostri vicini? Chi è che vive nella casa di fronte?  Il tema della “finestra di fronte” e’ molto presente nel cinema d’autore. A partire dal noto film di Hitchcock, al film di Ozpetek, all’ultimissimo film uscito su Netflix “La donna alla finestra” (a mio avviso di dubbia qualità rispetto agli altri due), la domanda circa l’esistenza e la vita vera dei nostri vicini genera da sempre, in modi diversi, una certa curiosità.  A prescindere da qualsiasi attenzione morbosa, tensione, tradimento, violenza, ma guardando piuttosto alla possibile attrazione reciproca tra persone che vivono vicine, Sara Rattaro con una penna meravigliosa, capace di tenerti attaccata alle pagine,  riprende questo tema e lo sviluppa in maniera elegante all’insegna della leggerezza. La felicità sta nelle piccole cose: è la possibilità di innamorarsi sempre e di nuovo, innanzitutto di se stessi e perché no di un vicino di casa mai notato prima. Ancora di salvataggio della propria solitudine, dell’incapa

Mater semper certa est, ritorno all'isola delle donne

Questa locuzione latina, la cui traduzione è "la madre è sempre certa”, mi è venuta in mente mentre chiudevo il libro, accompagnate da un sorriso sinonimo della certezza circa la responsabilità del mio ruolo da mamma. Poi ho scritto all’autrice, complimentandomi per  aver descritto in maniera così forte e profonda la maternità o meglio il maternaggio, materhood. E lei mi ha risposto così, traduco, “in realtà sono in attesa ed e’ come se il mio io futuro mi avesse raccontato questa storia.” Vi lascio le sue parole: “A volte avevo l’impressione che le storie provenissero del mio io materno futuro. “ “Sono sempre stata affascinata dalla maternità, quindi è stato naturale scriverne ... Anche se inizialmente non era quello che avevo programmato. È proprio quello che è emerso nella scrittura. " Per quanto mi riguarda la prospettiva dell’artista, in questo caso della scrittrice, come tramite di una storia archetipica, è quella che mi è più vicina, in quanto studiosa dell’